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Giovanni Lisa, passione piemontese

tazzina caffè stilizzata

Nella nostra rubrica “Un Caffè con...” oggi incontriamo piacevolmente Giovanni Lisa, detto Nino, classe 1935, che ci ha incuriositi con le sue poesie, rigorosamente in dialetto piemontese, a volte divertenti, a volte delicate, a volte ironiche ma sempre con un comune denominatore: la piacevolezza e la leggerezza, non intesa come superficialità ma come equilibrio, come morbidezza nel vedere la realtà con una luce diversa, in modo mite e sapendo cogliere l’ ironia delle situazioni, dando alle cose il giusto peso ed il giusto valore.

QB: Raccontaci qualcosa di te, quali sono le tue origini?

Nasco a Torino nel 1935 e cresco in una famiglia mista, napoletana da parte materna e piemontese da parte paterna.
In casa per capirsi parlavamo soltanto in italiano!
La mia infanzia è stata come quella di tanti bambini della mià età, accompagnata dal fragore della guerra, fra uno sfollamento e l’altro in casa di parenti di entrambe le etnie.
Ho incominciato cosi ad assimilare sia il dialetto piemontese che quello napoletano.

QB: come è nata questa passione per il dialetto piemontese?

Finita la guerra ho fatto delle scuole tecniche, che ho concluso all’istituto tecnico A. Avogadro di Torino.
E’ stato qui che, per essere accettato dai compagni di scuola, ho incominciato a parlare il piemontese.. anzi il Torinese per la verità, il più volgare , il gergo di Porta Palazzo , quello usato dalla malavita di allora.

QB: ma quello che usi nei tuoi scritti non è certo un dialetto volgare, inoltre c’è una cura particolare nella scrittura. Non è facile scrivere in dialetto.. giusto?

Si è vero, ho poi purificato il tutto seguendo dei corsi tenuti ad Ivrea dal Professor Pasero, al centro Ghandi di Via Arduino, sede della “ La Slòira “, imparando faticosamente a leggere e scrivere in quella che ora io chiamo la mia “lingua padre”.
Con il materiale acquisito nei vari corsi del Prof. Pasero, ho potuto smussare gli angoli della conoscenza di questo nostro dialetto franco provenzale, che ha tutti i diritti di essere considerato un vera e propria lingua.

 Il teatro della Università della terza età di Ivrea ha aiutato a pulire il modo di esprimere quello che gli anni hanno deposto nel mio animo.
Serbo un caro ricordo della mia prima maestra , la Signora Lucia Brolio, di Biò, che con pazienza ha corretto e rivisto le mie prime esperienze di piemontese incoraggiandomi a continuare.

QB: Un grande lavoro quindi, dal quale si percepisce anche una grande passione. Che ne dici di regalarci qualche tua chicca?

ma molto volentieri!

“El prim e l’ultim”, la divertente esperienza di un’iniziazione venatoria
“Odor ëd tramvai”, una delicata malinconia per le stagioni che passano, scivolando lentamente e lasciando il profumo dei ricordi

Grazie a Nino per la piacevole chiaccherata!

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