La Natura è un ente misterioso. Se ne parla molto ma non se ne conosce a fondo il significato, è presente e attiva ovunque, però è impercettibile, nessuno la saprebbe descrivere.
Non si sa a chi o cosa obbedisce, se ne citano le leggi ma si ignora il legislatore.
La sua esistenza è innegabile, persino l’uomo più materialista la considera, eppure sfugge alle indagini razionali.

Tutto è natura: fiori, piante, cristalli, rocce, animali, il giorno, la notte, le stagioni, … tutto quello che può venire in mente, ma se dovessimo scrivere una descrizione saremmo in difficoltà.
Tutto in Natura è bello, anche se la scienza pare non accorgersene.
La scienza raccoglie il sapere ma esula da qualunque considerazione da ciò che sta dentro od oltre la forma.

I fiori (per fare un esempio) sono sempre stati amati, ricercati e coltivati per la loro bellezza, fin dai tempi più antichi, hanno ispirato artisti e costruttori, poeti e musicisti. La scienza, al contrario, non ne tiene conto. Quella bellezza che ha destato stupore (ho citato i fiori ma potrebbero essere cristalli o qualunque altra cosa) non ha valore nei resoconti scientifici che, invece si distinguono perché aridi, spogli e brutti anche quando trattano di prodigi di regolare bellezza.
È strano l’accanimento con il quale lo scienziato si rifiuta di vedere la bellezza, la ritiene non pertinente al suo campo, quasi ne fosse indegna o inafferrabile, perché non obbedisce a regole esatte e controllabili.
Trascurare il sorriso della bellezza è uno degli errori più gravi del materialismo scientifico.
Spogliare le forme della loro bellezza, con il pretesto che non si presta ad un esame severo o distrae dallo studio vero e proprio, equivale ad una bestemmia. Ed è ancora più grave se si pensa che questo è un atto deliberato e non involontario, come se la scienza, con la sua supponenza, fosse incatenata al suolo e desse ascolto a qualcosa di oscuro, di buio, di marcio…
Spesso rifletto su questo:
da un lato abbiamo l’uomo antico con un’attenzione maniacale all’osservazione della Natura per coglierne tutti i segni, evidenti o minimali, dall’altro l’uomo di oggi che disbosca foreste senza cognizione di causa, gioca con il patrimonio genetico del regno vegetale (e non solo…), interviene sul clima, sui tempi dei processi produttivi, inquina, avvelena i terreni, compie scempi di ogni tipo in virtù di non si sa quale razionale (o forse si, sempre lui, il “dio denaro”, ma non credo sia solo per questo…).

Ho sentito diverse volte Dario Fo’1 sostenere che “…in questo mondo non potremo andare avanti se non facciamo qualche passo indietro…” riferendosi alla velocità con la quale la tecnologia ed il consumismo si sono appropriati delle nostre vite ed a tutto quello che, nel frattempo, ci siamo persi nel cammino.
Sento molto mio questo pensiero e credo sia il fulcro sul quale occorrerebbe basarsi per dipingere la nostra vita e farne un capolavoro colorato, anziché sopravvivere in panorami con tante sfumature di grigi, tutti comunque tristi…
Voglio ripercorrere il nostro percorso, semplicemente e così come si guarda un vecchio filmino di famiglia, dalle immagini un po’ scolorite e l’audio gracchiante, con l’animo curioso ed amorevole ed il desiderio di mantenere vivo il ricordo e l’emozione di qualcosa che fa parte di noi.

La storia della vita iniziò negli oceani quattro miliardi di anni fa, in un “brodo primordiale”2, fatto di molecole, molto caldo, dove fecero la prima comparsa i batteri, che avrebbero scritto tutta la storia dell’evoluzione…
Questi batteri iniziano a formare, grazie a diverse combinazioni molecolari, i primi esseri complessi: le piante.

I grandi motori di questa evoluzione iniziale sono lo zucchero e la fermentazione, che liberano una notevole quantità di anidride carbonica. Grazie alla clorofilla, quella molecola verde in grado di trasformare la luce solare in energia, la reazione chimica tra acqua ed anidride carbonica garantisce la produzione di zucchero, generando allo stesso tempo uno scarto che si rivelerà il punto di partenza dell’avventura biologica: l’ossigeno.
La sua graduale colonizzazione dell’atmosfera modificherà il colore del cielo che fino ad allora era una triste e densa nube grigiastra.
Quindi grazie alle piante il cielo è diventato azzurro, ma che bello è questo??
La fotosintesi (sintesi degli zuccheri resa possibile dalla clorofilla e dalla luce) è nata quindi con il primo essere vegetale, ossia un’alga.
Con l’arrivo dell’ossigeno i nostri amici batteri, che sono di tipo anaerobico3, hanno un serio problema di sopravvivenza… per loro l’ossigeno equivale ad un gas tossico. E quindi si abbattono forse? Noooo… l’evoluzione sfrutterà questo “gas tossico” per trasformarlo in una fonte di energia. Quindi un numero sempre crescente di esseri viventi decide di sostituire la fotosintesi con la respirazione, la pianta si trasforma, rendendosi autonoma.

Gli esperti sono arrivati a comprendere, studiando i fossili, l’evoluzione di una certa alga bruna che, tre miliardi di anni fa, ha imparato a nuotare. Condannata fino ad allora a fluttuare in balia delle correnti, si dota di ciglia che le permettono di spostarsi a piacimento e, successivamente, sviluppa una sorta di bocca che le consente di ingerire una preda solida. Quindi improvvisamente (o quasi…) queste alghe inventano la caccia; l’autonomia le ha portate, in modo naturale, a prendere l’iniziativa. Ma ci si è resi conto che, allo stesso tempo, perdevano la clorofilla. Ormai in grado di nutrirsi, non avevano più bisogno della fotosintesi.
Così alcune piante, “sacrificando” la clorofilla, sono diventate i primi animali.
Dobbiamo probabilmente dedurne che i batteri hanno inventato le piante, le quali a loro volta hanno inventato gli animali, categoria alla quale ci sembra naturale appartenere…
Può sembrare alquanto semplicistico ma molti biologici concordano e supportano questa teoria, probabilmente senza sapere di essere allineati con la tradizione sciamanica secondo la quale “l’uomo è il sogno delle piante” (aggiungo che gli sciamani sostengono di averlo ascoltato dalle piante stesse… ma non diciamolo ai biologici 😉).

Da qualche tempo ho approcciato il mondo della fermentazione (l’origine della Vita!) e in quel mondo ti rendi veramente conto che noi siamo un puntino nell’Universo ed acquisisci la consapevolezza della complessità partecipativa della natura, delle imprevedibili interconnessioni tra te stesso e ciò che non dipende da te. Se Eraclito4 fosse stato un produttore di fermentati il suo famoso aforisma5 sarebbe stato “non puoi fare lo stesso kefir due volte”! Questo perché gli elementi in gioco, il contesto, l’ambiente influiscono fortemente sul risultato.
Due miliardi di anni fa la composizione atmosferica era la seguente:
78% azoto – 20,95% ossigeno – 0,93% argon – 0,04% anidride carbonica – tracce di altri gas.
Questa composizione non cambierà mai più e questo è un vero enigma perché le piante (che ancora oggi rappresentano oltre il 99% della biomassa terrestre) continuano a produrre infinitamente più ossigeno di quanto ne consumiamo noi e gli animali. La sua concentrazione, dopo 50.000 anni, avrebbe dovuto raggiungere la soglia fatale del 25%. Con questo tasso tutto sulla Terra brucerebbe. Invece no, il tasso, oserei dire nonostante l’uomo e i suoi disastri, è ancora al 21%, quindi è evidente che la natura escogita continuamente qualcosa per regolare l’atmosfera e preservare la Vita.
Non è forse meraviglioso tutto ciò?

Nello zaino metto una bottiglietta di Kefir d’acqua, non solo perchè mi piace tanto ma soprattutto perchè mi ricorderà che l’origine della vita, la nostra origine, è lì… in quei simpatici granellini bianchi
Guarda il percorso della Bellezza e seguilo tutto, ti piacerà…
- Dario Fò (1929-2016) attore, scrittore, attivista, famoso per la satira politica e sociale, premio Nobel per la letteratura nel 1997 con la motivazione «…si ispira ai giullari medievali nel dileggiare l’autorità e nel risollevare la dignità degli oppressi…». Mi piace definirlo un “genio divertente” ↩︎
- Cosi definisce gli oceani di quel tempo il grande biologo inglese J.B.Sanderson Haldane ↩︎
- si sviluppano in un ambiente privo di ossigeno ↩︎
- Eraclito di Efeso (535-475 a.c.) – filosofo greco antico alquanto criptico, definito per questo il “pensatore oscuro”. Io credo comunque che fosse “oscuro” solo se approcciato superficialmente perché, approfondendolo, si rivela una certa armonia di pensiero. ↩︎
- Panta rei, la famosa frase che significa tutto scorre è attribuita a Eraclito. Secondo lui l’Universo è un continuo alternarsi di opposti come il giorno e la notte, il caldo e il freddo. Tutto cambia costantemente. Per spiegarlo, Eraclito usa la metafora del fiume: non puoi entrare due volte nello stesso fiume e questo perché l’acqua che ti ha bagnato la prima volta se ne è già andata via seguendo la corrente. Eppure, il fiume sembra sempre lo stesso. Succede così anche con il mondo: cambia in continuazione ma è sempre lo stesso. ↩︎